Le allucinazioni del Tor
- Guido Pizzorno
- 9 nov 2018
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 10 mar 2019
Da due ore percorro nel buio una strada sterrata in piano. Sento il profumo degli abeti senza vederli.
Alla mia destra un museo contadino scolpito nella roccia. Distinguo perfettamente scene di vita quotidiana. Una figura esce dal bosco e si avvia ondeggiando davanti a me. Non si volta, non mi vede.
Stordito mi fermo a lungo a Saint Rhemy en Bosses.
Ora piccole facce scolpite nei sassi mi sorridono dal disco luminoso che proietto a terra. Mi accorgo senza paura di un corpo riverso al di sotto di un cespuglio. Un gruppo di montanari in vestito tradizionale sta seduto tra i massi di una scarpata. Passo a pochi metri ma non mi notano. Restano immobili con il capo reclinato. Altri, in processione, risalgono il torrente a fianco del sentiero.
Gli antichi sciamani si privavano del sonno per procurare visioni.
Le allucinazioni del Tor. Mi accompagnano per tutta la salita al Malatrà.
Mi aggrappo alle corde di sicurezza nell’ultimo tratto ripido. Uso le braccia perché non ho più le gambe. Arrivo all’intaglio nell’attimo stesso in cui, alle mie spalle, esplode l’ennesima alba di questa incredibile settimana. Attorno a me volti felici e distrutti.
Di là la visione splendente del Bianco. Laggiù, ancora in ombra. Courmayeur.






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