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La magia della notte

  • Guido Pizzorno
  • 2 nov 2018
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 10 mar 2019


Sto salendo da ore nella notte tiepida e asciutta. 

Non sento fatica.

Mi sono lasciato alle spalle Donnas quasi deserta. 

Un gruppo di volontor ha accennato a un po’ di festa con i campanacci. Il messicano si sente solo: "Te molesta la musica?".

Un ritmo latino fuoriesce dal suo zaino. Non molesta ma accelero il passo. In breve sento agonizzare Shakira cento metri più in basso. Rampe micidiali, gradoni di pietra, la discesa tecnica sino al Ponte sul Lys. Ogni tanto intravvedo davanti a me una luce.  Mantengo il mio ritmo.  Si avvicina.  La supero. Santa Margherita illuminata a giorno mi esplode nelle retine assopite. Il tè caldo con i biscotti a Sassa mi pare il miglior cibo possibile. Sette colli valicati, 150 km, 10.000 m di dislivello, quattro ore di sonno in più di due giorni. La vecchia carcassa non sente nulla: tutte le spie sul cruscotto spente.  Nulla dai tendini d’Achille ricuciti, nulla da destra dal metatarso, nulla da sinistra dalla glenoomerale. Ho il cervello a mollo nella betaendorfina. In basso la valle dorme. Quanto durerà questa meravigliosa notte? Il conto arriverà con il freddo dell’alba al Rifugio Coda. Gressoney è ancora lontana.

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