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Il trail running ... non è un paese per vecchi?

  • Guido Pizzorno
  • 8 apr 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 10 apr 2019


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Javier Bardem nei panni di Anton Chigurh

Con i capelli a caschetto, lo sguardo inespressivo, la voce profonda e monocorde, Javier Bardem interpreta meravigliosamente l’inquietante killer psicopatico nel film dei fratelli Coen.

“Qual è la cosa più grossa che hai perso a testa o croce? Scegli. Scegli e basta. Te la stai giocando da quando sei nato solo che non lo sapevi”.

Nel solitario drug store il povero vecchio, incalzato dalle domande logiche del pazzo, salva la vita alla più semplice delle lotterie.

In un mondo violento e ossessionato dalla cupidigia, nello sfondo assolato dei deserti americani, non c’è posto per i miti e i vecchi, destinati a soccombere. Puoi salvarti, occasionalmente, scegliendo il lato giusto della moneta.


Ora, mi rendo conto che l’accostamento tra un neo-western hollywoodiano e l’ambiente del trail running è un po’ eccessivo ma mi piace utilizzare il titolo del film per pormi una domanda fondamentale: le gare di trail running sono cosa per vecchi?

O meglio: ”L’attitudine allo sforzo intenso, la resistenza alla sollecitazione delle articolazioni, una buona reattività nella corsa in discesa possono essere caratteristiche di un atleta anziano?”.

E ancora, sottintesa la passione per lo sport in natura, quali sono le gare più adatte? In quali imprese lanciarsi con buona speranza non tanto di piazzarsi quanto di sopravvivere?

Correndo, da modesto amatore, le granfondo di mtb ero solito scegliere le gare più lunghe, non solo per godermi maggiormente il viaggio, ma soprattutto pensando che lo sforzo sarebbe stato meno intenso e più diluito.

Il Tor des Geants dello scorso anno mi ha confermato di essere adatto a sforzi molto prolungati ma meno violenti.


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Maremontana. L'alba sul mare dopo la prima dura salita

Scelta obbligata quindi per Maremontana 2019: si fa la gara lunga, la 60K. Ma la scorsa domenica, nei limiti della mia preparazione, benché discretamente veloce in salita, ho dovuto riposare poco e correre molto in piano e in discese veramente impegnative per poter valicare indenne i cancelli orari e arrivare in fondo classifica ma entro il tempo massimo in ragionevole anticipo.


E i coetanei? Fanno le mie stesse scelte, incontrano le mie stesse difficoltà? Ho voluto analizzare le classifiche finali e trarre qualche considerazione.


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Gli Over55 sono stati circa un decimo del totale dei partecipanti (100/1051) e di questi un decimo sono state donne (10/100). Non male considerata la durezza del percorso. Più diffusa ovviamente tra gli uomini la ricerca di conferme sulla tenuta del proprio fisico.


La scelta del percorso non conferma il mio pensiero. I partecipanti si sono suddivisi quasi equamente sui tre percorsi (60k:33, 45k:35, 20k:32).


I ritirati o fermati ai cancelli sono stati ancora circa un decimo dei partecipanti (9/100), quasi tutti nella 60k (8), forse sottovalutata nonostante le condizioni di corsa ideali.


Nessun Over55 si è inserito nelle zone alte di classifica. Ma è da rilevare la prestazione di alcuni “alieni”.

Senza nominarli non si può non segnalare:

nella 60k: 42° un ‘58, 78° una ‘61, 93° una ’60 su 277 partiti e 36 ritirati;

nella 45K: 54° un ‘63, 90° un ’61 su 416 partiti e 23 ritirati;

nella 20k: 91° un ‘55, 95° un ’61 su 358 partiti e 2 ritirati.


Da rilevare l’arrivo entro il tempo massimo, nelle tre gare, di 4 su 5 ’48-’49 (ragazzi di 70 anni!) e di un ’39 (di 80 anni!) nella 20k.

E, anche se al di fuori dei limiti d’età, come non ricordare il 10° posto nella 60k di un ”giovane” del ’69.


Quali conclusioni possiamo trarre dalla fredda analisi dei numeri?

Il trail running “non è un paese per vecchi”?

La risposta resta a mio avviso nell’anima di ognuno di noi, nella voglia di non mollare, di allenarsi, di soffrire, e di voler vedere ancora un futuro sportivo nonostante il tempo passi sempre più velocemente.

Forse noi Over55, pur non rinunciando al gioco meraviglioso del viaggiare liberi nella natura, dovremmo volgere lo sguardo verso altre mete, siano esse grandi raid, viaggi esplorativi e quant’altro la fantasia ci suggerisca, dove poter mettere a frutto le doti più tipiche dell’età.


Nel frattempo.

Quando parte la prossima gara?


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Un Over55

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